CHE NOME GLI DIAMO?

Ogni cosa o persona ha un nome. Col nome ci identifichiamo, ci cresciamo e ci chiamiamo. Bene, oggi proveremo a creare1 un nome nuovo; come destinatario ho scelto una pianta di primula. In realtà lei un nome comune già ce l’ha. Ma non ha un nome proprio. A questo ci penseremo noi.

Esperimento n. 01
La prima cosa che faremo è osservarla. E poi scrivere sul nostro quaderno le sue caratteristiche. Evitiamo in questa fase di parlare di noi, delle nostre emozioni e di cosa sentiamo. Limitiamoci a scrivere quello che il nostro occhio vede. In questo modo ci stiamo esercitando a fare descrizioni di tipo oggettive. Ci saranno molto utili come punto di partenza per qualcosa di molto più espressivo. Perché dobbiamo anche imparare a controllarci, ad aspettare e poi scrivere. Nel frattempo prendiamo annotazioni. E queste annotazioni sono quello che faremo oggi.

La descrizione oggettiva viene detta anche impersonale. Prendiamo un cane ad esempio. Non importa che sia il nostro cane o un cane di cui ci siamo affezionati. Guardiamolo dall’esterno. E annotiamo.

Es: Il cane è un terranova. Ha il pelo molto lungo e di colore nero. Anche i suoi occhi sono molto scuri, forse neri anch’essi. È grande il doppio di due cani di media taglia. Ha una lingua lunga e umida che caccia spesso fuori. Qualche goccia di bava bianca scende giù dalla bocca e ha bagnato tutta la sua cuccia. Gode di ottima salute. Ha i denti bianchi e scodinzola sempre. Ha quattro anni e viaggia spesso in macchina.

Esperimento n. 02
Abbiamo la nostra descrizione oggettiva della primula. Questa sarà la base per partire verso una descrizione più soggettiva. La descrizione soggettiva è anche detta personale. In effetti ognuno di noi scriverà qualcosa di diverso perché le sue emozioni sono uniche e non hanno eguali. In poche parole l’oggetto della nostra descrizione verrà filtrato dai propri stati d’animo. In questo piccolo esperimento sentiamoci liberi di comunicare ciò che “sentiamo”, le nostre emozioni e i nostri giudizi personali.

Es: Grazioso quel terranova. Gianni lo ha trovato sull’autostrada. Era stato abbandonato! Poverino, chissà perché le persone sono così cattive. Qualche giorno fa l’ha portato al parco, subito a fatto amicizia con gli altri cani. Secondo me, gli piace la cagnolina di Maria. D’altronde, a Gianni piace la padrona. Quando è venuto a casa mia ha preso ad annusare tutto. È proprio un curiosone. E ho scoperto che gli piacciono i pomodori. Non pensavo che i cani mangiassero i pomodori. È proprio vero i tempi sono cambiati.

Esperimento n. 03
Fra descrizioni oggettive e descrizioni soggettive. Abbiamo un bel po’ di materiale su cui lavorare per dare un nome alla nostra piantina di Primula. Bene, che nome le avete dato? Il cane l’ho chiamato Jolly, perché era simpatico mi ricordava tanto i giullari.


AMORE

C’è un libro molto bello che seppure datato non ha perso nemmeno un po’ del suo fascino. Parlo del Simposio di Platone. Ne esistono varie versioni, personalmente apprezzo quella dell’Adelphi, tascabile e ben fatta. Partiremo dunque da questo libro per parlare di Amore. Tutti noi abbiamo conosciuto questa forza, questa energia che se ci colpisce ci lascia senza fiato. Parlare di amore non è facile, anche perché l’amore è qualcosa di indefinibile ma percettibile. Quando due persone si amano lo senti nell’aria. Ma no n vedi l’amore. Sull’amore sono state scritte tante cose. Fiumi di poesie sono state decantate ai propri amanti. Nel Simposio il poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria in una gara di poeti tragici invita al suo banchetto “Socrate, il suo discepolo Aristodemo, il medico Erissimaco, il commediografo Aristofane, lo storico Pausania con il suo amico Fedro”. Ognuno di loro è invitato a tenere un discorso sull’amore. Anzi sul Dio Amore (Eros). E qui si aprono le danze perché ognuno ha una posizione diversa: unica e apprezzabile. Gli invitati di comune accordo decido di parlare uno alla volta a partire dalla destra. Il primo a parlare fu Fedro che disse: Il Dio Amore è il più antico fra gli dei e rappresenta il legame fra chi ama e chi è amato. Solo chi ama è veramente felice perché è l’unico ad essere posseduto dal Dio.Poi parlò Pausania. Lo storico disse che esistevano due tipi di amore: l’amore volgare e l’amore celeste. Il primo si prova per gli uomini e le donne; il secondo, per Pausania, solo per gli uomini.
È il momento di Aristofane che racconta come in tempi antichissimi gli esseri umani avevano 4 gambe, 4 braccia e 2 organi genitali. Potevano essere o due maschi o due donne o androgeni. Poiché erano maleducati Zeus li spaccò a metà. Così per tutta la vita andavano alla ricerca dell’altra metà.
Agatone dice che Amore è il dio più bello e più nobile: «Amore è il più felice perché è il più bello e il migliore. È il più bello perché è tale: anzitutto è il più giovane tra gli dei», e inoltre «è il più giovane e il più soave, e oltre a ciò è come flessuoso nell’aspetto. Non sarebbe infatti in grado di abbracciarsi ovunque, né di entrare in ogni anima di nascosto e poi uscirne se fosse inflessibile».
Infine parla Socrate che dopo aver ringraziato Agatone racconta di quando udì un discorso su Eros detto da una donna di Mantinea, Diotima. Diotima racconta che Eros nacque da Penía (Povertà), che approfittò di Póros (Espediente), ubriaco, alla festa di compleanno di Afrodite. Quindi Amore è a metà strada tra il divino e l’umano. Ha in sé sia il bello che il brutto. Per parte di madre, Amore è povero e miserabile, per questo desidera continuamente ciò che non ha; per parte di padre è coraggioso e furbo
disposto a tutto pur di ottenere ciò che desidera.
Dal discorso di Diotima:
“Giunto che sia ormai al grado supremo dell’iniziazione amorosa, all’improvviso gli si rivelerà una bellezza meravigliosa per sua natura […]: bellezza eterna, che non nasce e non muore, non s’accresce né diminuisce”.
“[…] questa bellezza non gli si rivelerà né con un volto né con mani, né con altro che appartenga al corpo, e neppure come concetto o scienza, né come residente in cosa diversa da lei, […] ma come essa è per sé e con sé”.

Esperimento n. 04
Scriviamo un testo dedicato all’amore e chiamiamolo: discorso all’amore. Scrivete andando oltre i vostri tabù, i preconcetti i limiti che il censore interno fissa. Quando avete finito leggete questo discorso ai vostri amici e discutetene insieme. Alla fine nessuno potrà dire che cos’è l’amore, ma intanto abbiamo fatto uscire molto di noi.