Serendipity è una parola inglese che indica la fortuna che arriva inaspettata; il termine Serendipity fu coniato da Horace Walpole nel 1754 sulla base di una leggenda intitolata “I Tre Principi del Serendip”, l’antico nome dello Sri Lanka. Walpole scriveva: “Quando le loro Altezze viaggiavano scoprivano continuamente per caso o per sagagia, cose che non stavano assolutamente cercando”.
La Serendipity descrive quel processo, assai comune anche nella vita quotidiana, che consente di giungere a scoperte inaspettate mentre si era intenti a pensare o a sperimentare in direzione diverse e con scopi non riconducibili direttamente a quanto realmente trovato. Tale processo che sfugge al completo controllo della programmazione e della previsione progettuale è una delle risorse più notevoli che giustifica la straordinaria capacità innovativa sia dell’economia capitalistica sia del sistema scientifico più in generale. (fonte il Sole 24ore, articolo di Armando Massarenti e Robert K. Merton -Elinor Barber)
Altri significati: la felice casualità; il dono di trovare cose “belle e buone” anche senza averle mai cercate e la capacità di trasformare in “belle e buone” le cose che non lo sono; chi o che cosa fa scoprire cose che non si stavano cercando, fa sì che le cose vadano a posto, insegna ad amare e ad accettare la vita. (fonte inserto “Tutto Scienze” de La Stampa anni ’90). La migliore definizione è quella data dal ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe: «la serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino».
Esperimento n. 01
Proviamo a raccontare un fatto o una storia arrivata inaspettata mentre stavamo cercando altro. Le sensazioni provate sono serendipità. Perché vi propongo questo esercizio? Semplice, spesso dimentichiamo che la vita è una scoperta continua. Ci capita di essere tristi e di pensare che tutto vada per il verso sbagliato, eppure ci sono tante cose che ci hanno lasciato a bocca aperta; solo che non ce le ricordiamo. Lo premetto una mente curiosa è avvantaggiata, ma questo non impedisce a nessuno di avere i suoi momenti di serendipità.
My Serendipity story
Era un giorno qualunque, di quelli un po’ inutili nel mezzo della settimana. Percorrevo, in macchina, la strada che da casa di mia sorella portava ai nostri genitori. Parlavamo del più e del meno: come-va-il-lavoro, ho-visto-quella-mia-amica-di-scuola… e tra un discorso e un altro guardavo dal finestrino il mondo. Le montagne, così vicine alla città, apparivano come un prolungamento di quella miseria sociale che vive borderline. L’arrivo della pioggia impregnò di grigio l’atmosfera di un luogo già cupo per natura. Mi dicevo di resistere, passato l’incrocio avrei rivisto le luci al neon del centro commerciale.
Ma lungo quella strada, percorsa innumerevoli volte, voltando per puro caso lo sguardo, vidi un tabernacolo in ceramica sul portone di un palazzo; raffigurava l’arcangelo Michele che sconfigge il male. Ma guarda un po’, dissi a mia sorella, sono passata davanti questa edicola votiva per anni e non mi sono mai accorta di questo altarino. Avevo scoperto un piccolo gioiello e trascinai lo stupore fino a casa, fino ad oggi che racconto una piccola serendipity story.
Devi accedere per postare un commento.