L’unica vita eccitante è quella immaginaria. Appena metto in moto le rotelle nella mia testa non ho più molto bisogno di soldi o di vestiti, e neppure di una credenza, un letto a Rodmell o un divano.

Quanti anni saranno trascorsi da quando Virginia Woolf scrisse Una stanza tutta per sé? Di certo non un paio, la frase è datata 21 aprile 1928, e da allora molte cose sono cambiate.

Oggi una scrittrice è più libera di esprimersi e anche la condizione femminile è migliorata, sebbene a tante risulti ancora circoscritta in canoni patriarcali. Molte di quelle libertà che oggi ci sembrano normali fino a pochi decenni fa erano impensabili. E quando pensiamo a una stanza tutta per sé, un po’ ci viene da ridere per la semplicità della richiesta e un po’ da riflettere per la vastità della risposta.

C’è un luogo dove noi donne siamo state più colpite, forse perché lì nessuno può entrarci, eccetto noi, e i prepotenti lo sanno e si rodono il fegato, è la stanza dell’immaginazione. Non si tratta di un luogo fisico vero e proprio quanto piuttosto di un luogo non luogo in cui l’essere e il divenire mutano continuamente. Dove nulla è fedele a se stesso perché si dissolve con l’aria.

Violenze e soprusi hanno cercato di chiudere questa stanza con sensi di colpa, paure e ossessioni. Per cui molte hanno smesso di immaginare oppure hanno coltivato immagini di derivazione, frutto di scelte arbitrarie e non proprie. Ora che lo sappiamo, e vale per tutti noi, mettiamo fine a questa immaginazione turbata e rendiamola libera di esprimersi.

Anche se ho parlato di una stanza tutta per sé, non è alle quattro mura domestiche che mi riferisco, ma a quel mondo sconfinato dell’immaginazione. Arrivare a dire che l’unica vita eccitante è quella immaginaria, è un’affermazione forte. E benché pensi che la vita sia eccitante di suo, c’è in questa frase, che da diversi giorni recito quasi fosse un mantra, un che di vero.

Dall’immaginazione attingo ogni volta che voglio scrivere un pezzetto di racconto. E’ l’immaginazione che mi salva quando non ho più parole da mettere su carta. Ed è sempre lei che veste di naturalezza l’ispirazione.

Se quella stanza tutta per sé fosse la stanza dell’immaginazione?

 

ESERCIZIO DI SCRITTURA

In questa stanza, in bilico tra verità e finzione, nascono parole che credevi di non saper nemmeno pronunciare. Dai vita ad amori e odi. Molti dei nostri pensieri distruttivi hanno inizio e fine in questa stanza dell’immaginazione. Se nemmeno lì siamo capaci di esprimerci liberamente che cosa potremmo mai trarre di creativo da una stanza con scrivania, penna, foglio bianco e in genere tutto l’occorrente che ci serve per scrivere? Magari qualcosa lo tiriamo fuori. Ma chiediamoci se quel testo è davvero nostro, se ci rappresenta, se cela abissi e nasconde le nostre debolezze. Che testo avremmo potuto creare se in quella stanza dell’immaginazione ci fossimo entrati come persone libere?

Buona scrittura a tutti,

PS. L’esercizio l’ho provato anch’io, ecco cosa ho scritto. 😉