Sto leggendo il libro Mangia Prega Ama di Elisabeth Gilbert e mi piace moltissimo sia per le similitudini che trovo nella mia vita – entrambe giornaliste – sia per la voglia di viaggiare e conoscere. La nostra Elisabeth ha attraversato un periodo di depressione dopo la fine del suo matrimonio e l’inizio di una difficile storia d’amore con un giovane attore. Questo dolore e la predizione di un famoso guaritore di Bali la spingono a cambiare radicalmente la sua vita. Fa armi e bagagli (quanto amo questa espressione) e gira il mondo. Sceglie l’Italia, per imparare a mangiar bene, l’India, per aprirsi allo spirito, e Bali, per innamorarsi.

Il suo stile è divertente, ironico e asciutto. E mi è piaciuta questa sua descrizione della paura: vero nemico dell’uomo.

Ecco il passaggio:

Mi colpisce il coraggio di queste persone che si lasciano alle spalle le loro famiglie e le loro vite per ritirarsi a meditare in silenzio, con un gruppo di estranei, in India. Non è da tutti. Mi piacciono, automaticamente e incondizionatamente. Mi piacciono anche quelli rompiscatole. Capisco il loro nervosismo, e riconosco la loro paura. Mi piace l’indiano che viene da me, indignato, dicendomi che nella sua stanza ha trovato una statua del dio Ganesh senza un piede. È furioso, pensa che sia un brutto presagio e vuole che la statua venga portata via da un brahmano con un’appropriata cerimonia di purificazione. Ascolto la sua rabbia e lo rassicuro, poi mando Tulsi a prendere la statua mentre l’indiano è a pranzo. Il giorno dopo gli consegno un biglietto in cui scrivo che spero si senta meglio e gli ricordo che sono pronta ad aiutarlo nel caso avesse bisogno di qualcosa. Lui mi premia con un gigantesco sorriso di sollievo. Aveva solo paura.

La francese che ha un attacco di panico perché soffre di allergia ai cereali – anche lei ha paura. L’argentino che esige un incontro speciale con un maestro di Hatha yoga per farsi spiegare come sedersi durante la meditazione e non avere male alla caviglia – anche lui ha solo paura. Stanno per immergersi nel silenzio, nella profondità della loro mente e della loro anima. Anche per un esperto della meditazione è un territorio ignoto. Saranno guidati da una monaca di cinquant’anni, una donna eccezionale, di cui ogni gesto e ogni parola sono l’incarnazione della pietà, ma hanno ugualmente paura perché – per quanto amorevole possa essere la loro guida – non può accompagnarli dove devono veramente andare.

Esercizio di scrittura del Sé:
Provate a guardare la paura negli occhi di un’altra persona e a raccontarla.

Buona scrittura a tutti