Lo ammetto, mi lascio affascinare dai bei discorsi. Quelli scritti col sentimento e la ragione, dove la persona che parla non si limita ad elencare consigli ma si mette a nudo raccontando anche i suoi fallimenti. J. K. Rowling non è soltanto la mano che ha creato il mago più famoso al mondo, Harry Potter, è la donna che ha lavorato per Amnesty International e che ha messo a disposizione di tutti noi il potere dell’immaginazione.

Pensate a quante storie diverse possono nascere dalla sola immaginazione. La Rowling nel suo bellissimo discorso all’Università di Oxford nel 2008 ha parlato proprio di immaginazione. Di come possa aiutarti a superare quei fallimenti che per una strana legge delle probabilità sarai costretto ad affrontare. Perché la vita non è tutta rosa e fiori e spesso ciò che credevi fosse giusto per te, non lo è affatto. Allora ben venga il fallimento, perché ci toglie di dosso i vestiti superflui. Ci libera da pensieri di arrivismo e da desideri che non ci appartengono affatto. Una volta abbracciato il fallimento siamo liberi di essere noi stessi.

Esperimento di scrittura creativa
Sulla scia di questo splendido discorso ho pensato di dedicare questo post al fallimento. Ne parlerò sotto forma di discorso. Un discorso fatto da un personaggio immaginario a un pubblico di pari grado. Provateci anche voi.

Carissimi amici e amiche, mi avete chiesto di parlarvi del fallimento. Prima di giungere fra queste vallate ho sospirato a lungo sul suo significato. E così facendo uno sforzo immane, perché non sono abituato a scavarmi dentro, ho di getto buttati fuori tutto quello che ho maturato in questi anni. Quando fui chiamato qui fra voi ero un semplice essere senza ali né corpo. Mi libravo leggero nell’aria passando le mie giornate fra una caverna solitaria e dirupi mozzafiato. Non pensavo a nulla. Semplicemente volteggiavo nell’aria. La mia vita cambiò d’un colpo. Fu il Capo ad annunciarmi il mio ingresso in società. E dopo una festa dal chiaro sapore di Scirocco venni mandato fra voi. Era la prima volta che mi confrontavo con persone così bizzarre. E volevo scoprire chi eravate? Cosa pensavate? Così ad uno ad uno ho incominciato a corteggiarvi. Prima lo facevo di nascosto. Scivolavo leggero al vostro fianco. Ogni volta che potevo entravo di nascosto nelle vostre case. E spiluccavo notizie fra le vostre lenzuola, nei vostri libri, sui vostri abiti. Col tempo non ero più me stesso. Avevo scoperto l’infelicità e non sapevo come fare per ritornare di nuovo a librarmi. Quando si dice ‘sentirsi falliti!’. Passavo giornate a sonnecchiare. Il fallimento è frustante, sapete. Ti fa essere quello che non sei.

Ma proprio quando non speravo più. E avevo dato per certo le mie dimissioni. Mi arrivarono le parole di una piccola bambina. Mi chiedeva di alleviare i dolori della madre che a causa del caldo eccessivo stava male. In cambio mi avrebbe regalato il suo più bel pensiero: la ricchezza. Quelle parole mi toccarono profondamente. Presi a soffiare, soffiare, soffiare. La donna si sentì meglio e la bambina mi regalò un suo sorriso.

Alla fine quel fallimento mi era servito. Se non ci fosse stato non avrei mai ascoltato fino in fondo le preghiere della gente. E nemmeno le mie. Questo è per me il fallimento: il momento giusto per spiccare il volo. Grazie a tutti voi.

Il vento Friss.