In un bosco fitto e selvaggio Leonora passeggiava tranquilla. Aveva imparato a non temere le tenebre e le trovava alquanto gradevoli ora che le conosceva come le sue tasche. Eppure quel bosco nascondeva un segreto. Lontano dal capirlo Leonora lo aveva più volte avvicinato, ma mai era riuscita ad afferrarlo, perché il segreto di cui parlo veleggiava nell’aria rarefatta di un tempo nascosto agli occhi miopi.

In un’epoca remota al mondo quel luogo aveva conosciuto tempi migliori. Era un bosco incantato, con farfalle e fiori di campo in ogni dove. La principessa, che lo regnava, fu vittima di un incantesimo tremendo che le trafisse la parola e non riuscendo più a pronunciare frasi di luce il bosco conobbe l’oscurità.

Fu in una giornata uggiosa e piena di nubi che la giovane Leonora si perse. Non era mai successo prima di allora, e la cosa la impensieriva. Cos’era accaduto di così terribile da farle perdere l’orientamento? Conosceva tutto di quel bosco. Gli antri più remoti. Le pozze d’acqua stagnata. Il lago solitario. E poi c’era sempre il sentiero che chissà chi, prima di lei, aveva tracciato. Scomparso.

Nel suo girovagare si avvicinò ad una caverna. Aveva la sensazione di esserci già entrata una volta, ma sapeva che non era vero. Forse è frutto della mia immaginazione, pensò. Complice la forte pioggia decise di affrontare quello strano timore ed entrò, inconsapevole di ciò che le sarebbe capitato di lì a poco. La caverna era scura e piena di antri e anfratti. L’unica cosa che le diede coraggio fu la sua enorme curiosità. Leonora vide dei bagliori provenire dal profondo della caverna. Delle luci che danzavano come davanti ad un fuoco gigante. Magari c’è qualcuno, si disse. E decise di seguire l’istinto. Cosa poteva succederle di così grave. Poteva contare sulla sua forza di giovane donna, sulle gambe atletiche e la velocità. C’è sempre modo per scappare, pensò.

Quando si avvicinò alla luce scoprì la presenza di una donna dai lunghi capelli neri e ricci. Era molto bella, sembrava giovane, forse non più di 30 anni. Animava con insistenza quel fuoco che spesso si inalberava formando strane forme sui muri. Chi sei? Chiese Leonora. Ma la donna non rispose. Si girò, la guardò e sorrise. Quel sorriso calmò la ragazza che prese più coraggio e incalzò con altre domande. Mi dispiace disturbarla, mi sono persa. La donna la guardava, ma non parlava. Aveva la voce bloccata. Si alzò, le prese le mani e le fece cenno di sedersi accanto a lei. Le indicò il fuoco. Il fuoco, che fino ad allora era stato in silenzio, si animò. Era come un film, una pellicola, delle immagini presero vita in quell’ammasso di legni bruciati e Leonora vide una storia.

C’era un bel bosco tutto verde e pieno di animali felici tanto tempo fa. Una donna passeggiava per i suoi sentieri avendo cura di salutare chiunque si avvicinasse con parole di affetto e di gioia. Una strega, amante della discordia, indispettita da tutto questo affetto decise di azzittirla per sempre. Un incantesimo le portò via la voce e seppure il suo cuore era ancora vivo di parole gentili, non riusciva a pronunciarne nessuna. Il bosco e i suoi abitanti ci misero poco a capire il loro destino. Senza gentilezza divennero mostri rapaci e incattivi. Nessuno di loro si salutava più. Il sole si rifiutò di penetrare in quel bosco. E la luce lo scansò via per sempre.

Quella donna dai lunghi cappelli neri la guardò di nuovo. Il suo sguardo era pieno di lacrime e compassione. Leonora capì che voleva essere aiutata. Ma cosa poteva fare. Lei, che era sempre stata poco socievole. Lei, così timida e amante della solitudine. Lei, che si sentiva un essere chiuso e meschino.

La donna le prese la mano e la condusse con sé nella parte più buia della caverna. I loro passi si muovevano all’unisono. Un solo respiro. Una sola voce. Un solo dono. Non più due donne, ma una. Leonora aprì il suo cuore e conobbe l’amore per gli altri. L’amore per gli alberi, i bruchi, le foglie, i rami. Per ogni essere vivente e non vivente. Il suo amore divenne parola e la sua parola germogliò fiori.

Da tempo siamo stati lontani
Da troppe lune chiamati nemici
Una strega ha serrato la bocca
Ma non ha taciuto il mio cuore
Ancora di amore sono stata vestita
E di amore vestirò il creato
Che la divina parola entri di nuovo
E pronunciata cada non invano
Se c’è un tempo per amare e sentire
Un altro per tacere e azzittire
Sappiate che il secondo è terminato
Mentre il primo è indivenire
Di parole nuove il mondo sarà germogliato
E di gentilezza adornato
Uscite allo scoperto amici
Chiamatevi per nome
E con parole d’amore inondate i cuori