Solo ora mi accorgo di quanta forza abbiano le parole. Da quale energia siano state forgiate. Come spade possono conficcarti e ferirti il cuore. Spezzarlo di netto in due parti. Dividerlo per sempre. Ma sono le stesse parole che ti aiutano a guarire. Le scovo in opuscoli ormai dimenticati nel cassetto, dietro pile di libri impolverati, sepolte nel mio cuore in attesa di essere colte. Non sono una brava massaia e nemmeno tanto ordinata, ma le parole le ordino tutte. Una davanti all’altra, sulla stessa riga, con lo stesso peso. Amore come odio. Amare come odiare. Abbracciare come nascondersi. Parlare come tacere.
Quando le chiamo alla memoria ho un sussulto. Fosse gioia o rabbia. Dipende da quel senso che quelle parole hanno in quel preciso istante. Oggi dal mio scrigno segreto ne ho presa una e la l’ho trascritta più e più volte in quell’agenda rossa che porto sempre con me. Non si tratta di un diario, di segreto ho ben poco, e quello che voglio resti sepolto di me lo affido alle parole, loro lo custodiranno con cura; molta cura; per questo scelgo con attenzione quello che scrivo; per questo oggi mi va di parlare di ‘sensi’; perché c’è nell’aria quella parola sottile che si racconta così:
Calde e affettuose mani
fra letti disfatti di vita
afferrano una penna
che dolcemente confida:
ti ho amato
oh quanto ti ho amato!
e nel tuo sole
mi sono perduta
il tempo di un istante
di un pensiero lanciato al vento
il tempo di scoprirmi di nuovo me
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