Un delizioso esperimento di scrittura creativa. Da usare quando il blocco è proprio insormontabile. Ma poi chi lo dice che i blocchi fanno male?

Eccomi qui, sono ritornata. È stato un periodo un po’ no per la mia creatività. Mi sentivo bloccata e proprio non riuscivo ad andare avanti. Con molta probabilità questo è un problema che colpisce la maggior parte delle persone che scrivono. Ci sono periodi densi di stimoli e altri dove ci si sente un pesce fuor d’acqua. A questo proposito prendo in prestito un consiglio di un mio amico milanese, il quale, a sua volta lo ha preso in prestito da un insegnate di scrittura creativa, dice pressapoco così: quando non ce la fai più a scrivere, fermati e leggi. Leggi in grande quantità, fallo per mesi. Leggi fino a quando non ce la fai più. A quel punto non puoi fare a meno di prendere la penna e scrivere.

Diciamo che è quello che ho cercato di fare in questo periodo. Non sono riuscita a leggere tantissimo. Ma ho aspettato. A volte impaziente. Altre volte scoraggiata. Fino a quando l’ispirazione non mi è venuta a cercare. Lo ha fatto oggi, e proprio in questo momento mentre vi scrivo. Stavo appunto leggendo un libro di Carver, dedicato al mestiere di scrivere, nella parte finale è riportata la testimonianza di una sua allieva. Tra le righe cosa ti sbuca? Un esercizio per la poesia. L’ho preso. Fatto mio, e devo dirvi che l’ho trovato piacevole.

Pensavo che la poesia fosse l’unica fonte di creatività che non potesse nascere a tavolino; viene lei a trovarti, solo e quando lo vuole. È viziatella, la poesia. Qui il poeta conta ben poco, si limita soltanto a trascrivere parole come se fossero la voce dell’anima. Beati i poeti, mi verrebbe da dire a questo punto!

Eppure questa tesi tanto costruita e elaborata negli anni, è, come dire, scomparsa proprio in questo momento quando mi sono seduta a ‘tavolino’ e ho fatto nascere una poesia.

Bene procediamo con il nostro piccolo esercizio di scrittura creativa dettato da Carver.
Prendiamo otto parole, al massimo 12, fra loro tutte scollegate. (In realtà le parole che troviamo in un modo o in un altro fra di loro hanno un nesso. Pensare a quelle che ci sono venute in mente potrebbe fornirci tanto bel materiale su di noi… ma questo oggi lo lasciamo da parte). Su queste parole proviamo a scriverci una poesia. Niente paura, divertiamoci, qui nessuno è Leopardi o D’Annunzio, siamo semplicemente noi. Chi se ne importa se possono sembrare brutte. Ma poi brutte nei confronti di chi?

In questo caso le parole che posto non vengono dalla mia mente, le ho semplicemente ascoltate nel discorso di un mio vicino.

Inconsapevolmente mi ha suggerito: assistente/salto/marito/Giuliano/registra/obiettivo/nominare/vedere.

Ringrazio questa coppia di ragazzi al mio fianco e mi immergo nella scrittura.

Salto nel buio

Ho fatto un salto.
Un unico salto per vedere Giuliano
nominare sua assistente la vita.
Chi regista avrebbe fatto questo salto nel buio?
La vita si sa è bizzarra,
ha scelto per marito la morte,
e ne va fiera.
Giuliano dice che ha un obiettivo:
ogni giorno come fosse l’ultimo.
Che bel salto ha fatto Giuliano!

Non sarà un capolavoro, ma devo ammettere che mi sono divertita tantissimo.
Buona scrittura a tutti.