Il cielo oggi piange. Piange di un colore arcobaleno perché il grigio ce l’ha nell’animo. Lo fa perché spera che quelle lacrime possano raggiungere l’infinito. Sì, l’infinito è un mondo misterioso dove le cose entrano dritte ed escono storte, ma non storte come le intendiamo noi, perché ciò che per noi è dritto nell’infinito è storto. Qui i poli sono invertiti, tanto che uno che nella vita è stato saggio e buono può trovarsi improvvisamente ad essere cattivo e meschino. L’altro giorno vidi una candida e splendida poltrona, di quelle col massaggio incorporato, cadere nell’infinito e trasformarsi in una sedia di legno rivestita di paglia bucata. Cadeva giù pesantemente. E più cadeva più diventava pesante e brutta. L’infinito smaschera gli animi di tutte le cose, arrivando a manifestarsi per quello che sono: cose belle o cose brutte.

Il cielo col suo pianto colore arcobaleno spera di cambiare il grigio in argento. Per questo piange, oggi. Lo fa con goccioloni pesanti e compassionevoli. Lo fa talmente tanto forte che l’acqua arriva nel buco dell’infinito ancora prima di sgorgare dalle nuvole. È un rumore fastidioso quello del pianto, perché ti blocca la parola e dà spazio alle emozioni. Il cielo le emozioni le conosce poco. In vita sua splende e basta. Oggi però piange. Piange, come dicevo, perché vuole raggiungere l’infinito e scoprirsi per quello che è. Eccole, le gocce del cielo che piange, sono giunte nell’inghiottitoio. Entrano, sporche, anche se di colore arcobaleno. Scendono piano, lentamente; si intrecciano come spighe di grano dorate; si risciacquano nel vuoto del respiro. Ora sono splendenti. Le lacrime del cielo altro non sono che luce. Il cielo oggi piange, di felicità. Ha scoperto di essere amore.