Mi trovavo sulla via per Damasco
Quando svoltai per una stradina di campagna.
Mi portava dritta verso una chiesa solitaria
Dove un nido di cicogne faceva capolino sul campanile.
Riposavano tranquille in quel calduccio,
Incuranti del temporale alle spalle.

Come fossi arrivata su quella strada mi era ignoto.
Così come la via scelta per raggiungerla.
Le mie scarpe avevano già lasciato le loro orme.
Incauta – dicevano le voci della discordia – incauta sei stata.

Bianca coi suoi ciottoli, la strada
Era ben delineata e mi portava dritta al nido.
Sapevo che non era quella la mia meta.
Il temporale era la mia direzione.
L’oltre sarebbe stata la mia gioia.

E come tutte le cose che vivono nel giusto
Ogni immagine di quella scena si mostrava cautamente.
Perché è il presente quello che conta.
Così muovevo un passo alla volta
Facevo un respiro alla volta
Guardavo una cosa alla volta.

E sulla strada per Damasco
Incominciai a camminare.
E anche se a volte mi sono fermata.
Ho ripreso perché il destino chiama in mille modi diversi.

Cosa c’è di male che seguire i propri sogni?
Nulla.

Non c’è proprio nulla di male.