QUANDO E’ LA POESIA A PARLARE DI NOI

La poesia è l’arte di usare, per trasmettere un messaggio, il significato semantico delle parole insieme al suono e il ritmo che queste imprimono alle frasi; la poesia ha quindi in sé alcune qualità della musica e riesce a trasmettere emozioni e stati d’animo in maniera più evocativa e potente di quanto faccia la prosa. Una poesia non ha un significato necessariamente e realmente compiuto come un brano di prosa, o, meglio, il significato è solo una parte della comunicazione che avviene quando si legge o si ascolta una poesia; l’altra parte non è verbale, ma emotiva. Poiché la lingua nella poesia ha questa doppia funzione di vettore sia di significato sia di suono, di contenuto sia informativo sia emotivo, la sintassi e l’ortografia possono subire variazioni (le cosiddette licenze poetiche) se questo è utile ai fini della comunicazione complessiva.

A questi due aspetti della poesia se ne aggiunge un terzo quando una poesia, invece che letta direttamente, viene ascoltata: con il proprio linguaggio del corpo ed il modo di leggere, il lettore interpreta il testo, aggiungendo una dimensione teatrale. Questo fenomeno, insieme alla parentela con la musica, viene sfruttato per esempio nei Lieder tedeschi, poesie sotto forma di canzone.

Queste strette commistioni fra significato e suono rendono estremamente difficile tradurre una poesia in lingue diverse dall’originale, perché il suono e il ritmo originali vanno irrimediabilmente persi e devono essere sostituiti da un adattamento nella nuova lingua, che in genere è solo un’approssimazione dell’originale. (fonte wikipedia)

LE PRINCIPALI FORME RETORICHE IN POESIA

Ossimoro. Si ha ponendo l’una accanto all’altra due parole dal significato opposto: paradiso infernale, ghiaccio bollente, urla silenziose, amara dolcezza, dolce amarezza L’ossimoro, quindi, stimola l’intelligenza del destinatario che viene sorpreso da un accostamento contradditorio di parole.

Sinestesia. Consiste nel creare un’immagine associando termini che appartengono a sfere sensoriali diverse. Va l’aspro odor dei vini (gusto – olfatto) l’urlo nero della madre ( uditivo – visivo) immerso in rossi sapori (visivo – gustativo) il divino del pian silenzio verde (uditivo – visivo )

Onomatopea. Costituita da locuzioni fonetiche imitative (gre gre o don don), oppure da parole che richiamano suoni (fruscìo, rimbombare, miagolare).

Onomatopea. Costituita da locuzioni fonetiche imitative (gre gre o don don), oppure da parole che richiamano suoni (fruscìo, rimbombare, miagolare).

Anafora. Ripetizione di una o più parole all’inizio di due o più versi.

Similitudine. Paragonare o confrontare due immagini con nessi logici: simile a, tale, come…

Metafora. Similitudine abbreviata. Consiste nel paragone privo di nessi logici. DIZ: consiste nel trasferire ad un oggetto il nome proprio di un altro secondo un rapporto analogia.

Ce ne sono tantissime. Vi consiglio di rivederle sui vostri vecchi testi di italiano.

Esperimento n. 01
Leggi questa poesia e d’istinto senza pensarci troppo continua le frasi lasciate aperte dai puntini sospensivi. Dopodiché controlla la tua versione con quella originale di S. Bambaren.

I sogni

I sogni sono fatti di…
Forse, se cerchiamo…
perdiamo…
per cui abbiamo…
e alla fine scopriamo
che il sogno…
Se ascoltiamo…
il tempo infallibile ci farà incontrare il
nostro destino.
Quando stai per…
quando senti che…
ricordati…
Ricorda il tuo sogno.
Ci sono cose che non puoi…
Devi vederle…
Questo…
Se ritrovi lo spirito della giovinezza dentro di te,
con i ricordi di adesso
e i sogni di allora.
Potrai…
E cercare…
Che chiamiamo Vita
Verso…
E il cuore non sarà mai stanco.
Alcune cose saranno sempre più forti del tempo e della distanza.
Più profonde del linguaggio e delle abitudini.
Seguire i propri sogni
è…

Esperimento n. 02
Leggi attentamente la poesia sui sogni di Bambaren. Prova a scrivere una storia breve massimo un foglio A4 o una pagina di quadernone o due pagine di quaderno di un uomo/donna che insegue il suo sogno.

Esperimento n. 03
Questa volta parliamo di noi stessi. Scriviamo i nostri sogni: quali sono, se li abbiamo raggiunti, perché ci abbiamo rinunciato. Concludi con un buon proposito e dei nuovi sogni.

A questo punto godetevi il video della poesia di Sergio Bambaren con la voce di Arnoldo Foà.