amicizia uomo donna

Ecco un piccolo esperimento di scrittura diaristica. Anche se qui di diario non possiamo proprio parlare, perché sono online e visibile a tutti. Ma mi piaceva poter scrivere una lettera e indirizzarla ad un amico. Scrivere ad un amico è un po’ come parlare a se stessi, col vantaggio di addossare all’altro le stupidaggini che abbiamo fatto noi e di esprimerci in seconda persona plurale sempre, come fossimo una famiglia.

Quando mi chiedono di parlare di te sono sempre restia. Un po’ per timidezza e un po’ per quel senso di mistero che lega due persone senza nemmeno saperlo. L’amicizia è un sentimento particolare. Non coinvolge i sensi né il corpo. Tanto che i nostri abbracci sono sempre stati rari e così le strette di mano.
A malapena, in tutti questi anni, ci siamo sfiorati le guance per salutarci. Eppure non mi è mai mancato il tuo affetto. Non ho mai messo in discussione la tua amicizia. A presentarci è stata la musica. Una canzone stonata cantata in macchina. L’inizio di un ritornello e lì a chiedersi come mai quel cantante sconosciuto ai più, in realtà, fosse noto a noi.

Dalla prima volta che ti ho visto non ho fatto altro che ridere. E ogni volta che t’incontro, in quelle sorprese che ci concediamo ora che viviamo in città separate, continuo a non far altro che ridere. Una scia di buonumore mi accompagna tutto il giorno.

Ti scrivo ora perché credo di non averlo mai fatto prima. Non ti ho mai dedicato un verso né una storia. Sarà questo caldo estivo, la voglia di acciuffare il nostro passato, o che ne so, sta di fatto che mi va di parlare di te. Delle stupidaggini che hai combinato. Delle macchine – assurde! – che ti sei comprato.

Mi va di tracciare parole di te.

Amico mio, compagno fedele di luci e di ombre, di cuori e di dolori, se il cammino che ci ha portato sulla stessa strada dovesse mutare lotterò affinché nel cielo notturno della sera ci sia permesso di vederci almeno una volta. E già t’immagino spuntare dietro la falce della luna con la tua camminata veloce. A far finta di non vedermi. Sarà un istante, che importa. Ci siederemo a contemplare il mondo dalla nostra stella e parleremo, come facciamo il più delle volte, del nulla. E nessun nulla mi riempirà di più il cuore.

A Francesco