È un periodo che molti dei miei post sono spunti tratti non da un libro o dalla scrittura vera e propria, ma dal cinema. Ho scovato fra forum, opinioni e consigli di amici Le vite degli altri, un film del 2006 di Florian Henckel von Donnersmarck, un giovane regista, classe 1973, quasi al suo debutto cinematografico. Il film merita d’essere visto. Racconta come era difficile vivere e sentirsi liberi di pensare con la propria testa durante gli anni della guerra fredda nella Germania dell’Est. Dove un respiro, lo sfogliare di un libro. Anche i gemiti di un amplesso coniugale venivano trascritti su un foglio A4, con una vecchia macchina da scrivere rigorosamente comunista. Un mondo difficile per i nati diversi.

Ed è su questa diversità che si snoda l’intera vicenda. La vita dello scrittore Dreyman e di sua moglie Christa-Maria Sieland, nota attrice teatrale, sarà spiata per volontà del ministro della Cultura, Bruno Hempf, innamorato della donna. Ecco spuntare il vero protagonista: Georg Dreyman, spia di punta della Stasi (Ministero per la Sicurezza dello Stato). È un essere rigido, inflessibile, meschino che riesce a interrogare la gente per 10 ore di fila senza mai smettere di torturarle psicologicamente. Ebbene, proprio questo personaggio, così quadrato, cade sotto i colpi di una vita fatta di note musicali, opere teatrali e versi poetici, come quelli di Bertolt Brecht. Ed è la poesia che nobiliterà l’animo di quest’uomo, portandolo a tradire quello che fino ad allora aveva difeso con le unghie e con i denti: un ideale di perfezione che non esiste!

Ricordo di Marie A.

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l’amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d’estate
c’era una nube ch’io mirai a lungo:
bianchissima nell’alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell’amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l’ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall’alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.

di Bertolt Brecht