Mi è arrivato oggi dopo una lunga attesa il libro Lo zen nell’arte della scrittura di Ray Bradbury, ed è subito amore.

Lo sfoglio, il libro è un opuscolo poco più di 100 pagine, e rimango colpita dalla semplicità di conversazione di quest’uomo che dà consigli e suggerimenti sulla scrittura come se ti stesse parlando di persona. Ho avuto l’immagine di me e lui che camminavamo in uno dei bellissimi parchi americani e io timida gli chiedevo: “Come faccio a convertire in parole tutte le mie emozioni? Come faccio ad andare oltre i miei limiti mentali e immergermi, completamente, nel mare della scrittura? Come faccio?”.

Ecco a volo i primi consigli di Ray Bradbury che mi piace condividere con voi:

  • Se scrivi senza piacere, senza gusto, senza amore, senza divertimento, sei solo un mezzo scrittore. Significa che sei così occupato a tenere d’occhio il mercato o a prestare orecchio al versante avanguardistico che non sei te stesso.
  • Cercate i piccoli amori, trovate e date forma alle piccole amarezze. Assaporateli in bocca, provateli sulla macchina da scrivere.
  • Le idee sono ovunque come mele cadute che marciscono nell’erba per mancanza di viaggiatori stranieri con occhio e gusto per la bellezza, sia essa assurda, orribile o gentile.
  • Ho scritto perlomeno un migliaio di parole al giorno ogni giorno dall’età di dodici anni.
  • Più rapidamente parli, più rapidamente scrivi, più onesto sei.

Finisco con una riflessione sulla necessità per chi come noi usa la scrittura per conoscersi meglio, di non essere figli del moralismo o del vittimismo. Ma di assaporare i piaceri e i dolori. Le parole ci parlano per davvero se ci spogliamo dal perbenismo e, nudi, entriamo nella giungla dell’esistenza. Che non significa diventare violenti o aggressivi, ma mostrare un amore libero e globale, dove ci sono anche questi aspetti, nulla più.

“Alla fine ho capito che se stai per mettere il piede su una mina, devi fare tua questa esperienza. Una cosa come esplodere a causa dei tuoi stessi piaceri e dispiaceri.”