parole

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Continuano i miei piccoli esperimenti di scrittura mattutina, come le pagine del mattino, l’esercizio della Cameron riproposto più volte qui sul sito. Le trovo piacevoli e rilassanti perché fatte con il cervello ancora un po’ assonnato e il cassetto delle responsabilità ancora chiuso a chiave. Un mio caro amico, nonché ascoltatore delle mie parole bistrattate, me lo dice sempre: lascia fluire la creatività, libera cuore e mente. Ed è vero, l’unico modo che possiedo, e se posso estendere la cosa a chi mi legge, possediamo, è questo lasciar fluire. Lasciar correre le parole. Se prima non escono come possiamo fermarle per elaborarle? Come sempre le pagine del mattino si fanno senza troppi se o ma. Bastano 10 minuti o poco più, s’incomincia dal nulla, da una parola, da un sentimento, da un rumore nella stanza, e piano piano quel quaderno si riempie da solo. Ora che ci siamo un po’ liberati possiamo entrare a gamba tesa nella nostra vita, e nel nostro lavoro, che nel mio caso ha a che fare con le parole. Buone pagine del mattino a tutti.

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Scrivere per guarire: da questa mattina questa frase mi giro di continuo in testa: guardare ciò che ascolto… guardare ciò che dico, che dice chi mi è di fronte, accanto, lontano… guardare nel senso di sorvegliare, vigilare con gli occhi, aguzzare la vista e proteggere… diventare guardiano. E come si diventa guardiano?

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Scrivere, pensare, parlare sono azioni compiute grazie alle parole. Parole che hanno un forte potere condizionante. Pensieri e parole legate ad emozioni negative, producono esattamente quel mondo che non volevamo vedere. Pensieri di pace, tranquillità e coraggio fanno di noi esploratori indomiti di cuori.

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Eppure dovrei ricordarmi di te
Di quel tempo perduto
Impregnato di gioia e di vita
Di alberi appena nati
E giochi all’aria aperta
Dovrei ricordarmi
Di quando venivi a trovarmi
Coi tuoi capelli neri e profondi
C’era tutto nei tuoi occhi
Il mare, il cielo, e te
Te che non ho mai dimenticato
E che ora rincorro
Come un treno sfuggito al controllo
Non so dove sei più finita
Nel giardino dei segreti?
Nella memoria intrisa di pensieri?
Dove sei finita
Piccola mendicante d’amore?
È vita quella che hai rubato
È tempo quello che hai raccolto altrove
In una parte piccola e nascosta di me
So che ci sei
Che ancora mi chiami
Continui a ridere e scherzare
E pensi a quanto dovvrebbe essere bella l’Irlanda
Non è lì che hai piantato il cuore?
Una volta, di tanto tempo fa,
Vivesti la storia più commovente
Che un libro ti avesse letto
So che ho ancora speranza di incontrarti
Ti troverò qui tra queste parole
Bagnate di rugiada

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