C’era una volta un papavero giallo.
Strano a dirsi, ma era proprio giallo. Non rosso, né rossiccio o che altro. Ma giallo.
Credeva di essere il figlio del sole e così passava giornate intere a fissare quella sfera di fuoco.
Si era spinto tanto in alto, che il suo stelo era cresciuto a dismisura tanto che gli altri papaveri del prato lo chiamavano: Papavero Stelo Lungo.
Questo ‘lungo’ fiore passava giornate intere a guardare il sole, che incurante di tutto continuava a brillare nel cielo.
«Quello è mio padre» pensava e «vorrei tanto conoscerlo».
Ormai erano passati tanti giorni da quando Papavero Stelo Lungo aveva fatto la sua comparsa nella natura, e aveva trascorso tutto il tempo a crescere, per arrivare al sole.
«Ma quanto è lontano mio padre da me?» si chiedeva.
Lui ci provava con tutte le forze e notava che la distanza invece di accorciarsi, si allungava. Un giorno Papavero Stelo Lungo entrò in crisi. Era depressione.
Si curvò su se stesso e si lasciò andare.
Gli altri fiori erano preoccupati, non l’avevano mai visto in quelle condizioni.
Il più ammirato. Il più nobile. Il più lungo tra i lunghi, non era più lui.
Nel prato si vociferava che stesse morendo perché non aveva più voglia di vivere, finché un giorno… finché un giorno il sole brillò più forte di prima.
I suoi petali furono accarezzati da un dolce calore che lo ridestò.
Papavero Stelo Lungo dopo molto tempo uscì dal suo sogno e finalmente, vide.
Guardò per la prima volta il prato, l’erba verde, le margherite e i fiori colorati.
Sentì il vento, che sembrava lo cullasse, e per la prima volta notò la vita.
Al suo fianco era cresciuto un piccolo papaverino bello, forte e di un colore giallo vivido.
Papavero Stelo Lungo sentiva in lui la gioia di quel piccolo esserino che impacciato ondeggiava al vento.
E fu come se un miracolo prendesse forma, si raddrizzò e brillò per sé e per gli altri.
Non più perché figlio del sole, ma come padre di un mondo. Il suo mondo.
E così Papavero Stelo Lungo tornò a vivere.
Felice di essere dov’era.