Ho sempre ammirato gli scrittori umoristici. Quelli che prendono la vita con ironia. Semplicemente partendo da una risata. E ancor di più le persone ottimiste. Perché hanno fede. Fede nella gioia. E sanno che nulla può nuocere loro. Che c’è sempre un lato pieno di luce dove poter camminare. Lungi da me affrontare un argomento così vasto e complesso, che Castaneda affronta così bene ne Il lato attivo dell’infinito, oggi mi soffermerò sulla scrittura dell’ottimismo.

Di mio sono una persona abbastanza simpatica sebbene di indole introspettiva e crepuscolare. A volte mi capita di reagire alle avversità della vita scrivendo storie buffe. Altre volte invece mi piace crogialare in drammatiche sceneggiature. L’importante è divertirsi.

Credo che esistano cose difficili da modificare, ma tante altre è possibile riscriverle sotto una nuova luce. E’ così che ho partorito (si fa per dire, il parto è leggermente più impegnativo, ma anche creare un personaggio ha le sue difficoltà) personaggi come Don Ciccio il Rigattiere, Antonio Schiamarzi e il Bradipo Nicola. Ma chissà quanti altri non sono nati perché ero troppo triste per darli alla vita. Questa è un’altra storia… Allora, prepariamoci a scrivere il nostro racconto ottimista.

Esercizio di scrittura creativa
Partiamo da un elenco che comprende tutte le parole negative che usiamo più spesso. Quelle che se pronunciate o ripetute ci investono di sensazioni poco piacevoli. Le parole hanno un grande potere! Meglio sceglierle bene. Almeno fino a quando non saremo in grado di padroneggiare anche il ‘lato oscuro’ della nostra personalità. Prendiamo le parole dell’elenco e togliamole dal nostro vocabolario per almeno una settimana. Sette giorni senza usarle. Scriverle. Pensarle. Proviamo a sostituirle con parole piacevoli e positive. Se scriviamo e ci viene voglia di prendere una parola dall’elenco fermiamoci. Creamo qualcosa di nuovo. Magari un pensiero nuovo.

Buona scrittura a tutti!