Penso spesso che il dolore sia una parte di noi che non possiamo cacciar via definitivamente. Sarebbe bello essere sempre felici, allegri e contenti. Ma davanti alle ingiustizie, subite o viste, come possiamo continuare a gioire? E’ duro farlo. Molto duro. E poi perché?, il pensiero positivo non ti chiede di essere uno stupido che ride mentre stanno sparando a qualcuno, è la reazione d’amore ad un gesto di un folle.

Ogni giorno nel mondo accadono cose spiacevoli, non si possono chiudere gli occhi e decidere di non vedere. Ci sono, sono lì, cosa ne vogliamo fare? Molti cambiano canale, leggono altre cose, escono per dimenticare, fanno finta che non sia accaduto proprio nulla. Ma non ci si riesce davvero perché quel dolore ci raggiungerà sempre, vuole unirsi a quel vuoto interiore che rifiutiamo, che non accettiamo di avere, perché la società ti vuole estremamente gradevole, e se non lo sei, sei out.

Nel mio lavoro il più delle volte devo parlare di cose piacevoli, di vacanze e viaggi, di luoghi da visitare, magari lì non ci sono mai andata e non ho nemmeno i soldi per andarci, oppure di aziende e prodotti in cui non credo davvero. Lì il mio dolore risale di nuovo, perché non posso scrivere ciò che è giusto. Perché bisogna scendere a compromessi e non sempre mi va. Soprattutto quando il mio cuore è rabbuiato e d’un tratto mi ritrovo faccia a faccia con quello stesso dolore che pensavo di aver chiuso sotto chiave in una tomba. Di averlo seppellito in profondità, ma così in profondità, da non sentire più batterlo alla porta. E invece, basta un gesto, una parola, un profumo a far risalire tutto a galla. E tu lì a spingerlo sotto, a farlo soffocare. E’ inutile tanto non soffocherà mai. 

Il dolore ritornerà sempre fino a quando non lo accogliamo. Fino al punto in cui un giorno ci sediamo e piangiamo. Abbiamo bisogno delle lacrime, fanno bene a volte. Ci permettono di prenderci cura di noi stessi. Ecco il dolore non è soltanto dolore, è una mano che può curare le nostre ferite. Le piaghe si rimarginano più in fretta se comprendiamo, ma se nascondiamo tutto, se copriamo, se diventiamo miopi che cosa vedremo. Cosa ce ne facciamo del Paradiso, è oltre che le nostre anime vogliono andare. Ed è lì che spingo le mie parole. Questo discorso serve più a me che a chi magari mi legge. Ma se sentite dentro di voi quel dolore che urla e che rimugina, dategli per un attimo ascolto. Solo così ci compenserà con la sua dolcezza.

Esercizio di scrittura creativa
Scrivere una lettera dedicata al dolore è un’esperienza che mi ha fatto sicuramente bene. Lasciamo andare le parole, proviamo ad abbracciare il dolore e poi a lasciarlo andare per la sua strada. Riprendiamoci di nuovo la gioia. E se quello che abbiamo scritto è così forte, affidiamolo al vento. Metterò la mia lettera al dolore in una bottiglia e la lancerò in mare, lui saprà cullarla e si prenderà cura di quelle parole. Aspetterò che quel dolore si trasformi in gioia e, nel mio caso, in libertà dell’anima.

Buona scrittura a tutti!